Esistono uomini capaci di divenire simboli di riscatto. Le loro gesta valorizzate dal loro tempramento, dal loro essere protagonisti sempre su qualsiasi palcoscenico li rende trascinatori per eccellenza. Essi hanno il potere di trasmettere entusiasmo, di far condividere un sogno e di riuscire a realizzarlo. Poco importa se tali uomini si distinguono su un campo di battaglia o una partita di calcio, poco importa se il loro talento è riversato in una creazione artistica o in un gesto atletico, ciò che ha rilevanza è la capacità di esere leader, di creare entusiasmo. Cosi l’ opera intitolata “Grazie Diego” dedicata al più grande calciatore di tutti i tempi non è solo la rappresentazione di un momento calcistico, è l’espressione di un entusiasmo comune, di un’ esplosione di sentimenti che ammirando l’opera sembrano rivivere nel cuore di quei tifosi e in coloro che ancora credono in una sana competizione. L’ opera mostra un’ intera città alla gioia. Città sinonimo di sud, di contraddizioni vecchie da secoli, città che si ammanta di trionfo di colori e di emozioni. Letizia cromatica che l’ artista è riuscito a rendere visibile nell’ opera. Simboli tonali non solo del calcio Napoli, ma del calore e dell’ ammirazione dei tifosi di tutto il mondo nei confronti di una città meravigliosamente generosa, capace di trasformare la tragedia in commedia, capace di dimenticare qualsiasi prblematica dinnanzi al sogno d’ essere primi nel gioco più praticato al mondo. Popolo napoletano che si identifica nel suo condottiero. Un eroe mitologico privo della bellezza di Ettore o di Achille piuttosto anch’ esso figlio della povertà del sud. Perfetta figura, quindi, per una città meritevole di successo fin troppo spesso vittima di sterili stereotipi. Sandro Serradifalco .